Il fondatore dell’uso clinico moderno della mindfulness è Jon Kabat Zinn, che la definisce come “il processo di prestare attenzione in modo particolare: intenzionalmente, in maniera non giudicante allo scorrere dell’esperienza nel presente momento dopo momento” (Kabat-Zinn 1994, p.16).
La mindfulness è caratterizzata da due componenti strettamente interconnesse tra loro che sono l’abilità di dirigere l’attenzione al momento presente, sospendendo ogni attività di giudizio (autoregolazione dell’attenzione), e l’attitudine con cui lo si fa (curiosità, apertura e accettazione). Queste componenti insieme permettono alla persona di relazionarsi alle proprie esperienze in maniera mindful, cioè con consapevolezza, accoglienza e accettazione.
Gli aspetti dell’atteggiamento con cui ci accostiamo alla pratica della consapevolezza sono sette (i sette pilastri):
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Non giudizio: sospensione del giudizio e all’assunzione di un ruolo di testimone imparziale della propria esperienza. Quando un pensiero/giudizio si presenta non lo giudichiamo ma lo dobbiamo osservare e poi lasciarlo andare.
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Pazienza: dobbiamo accettare che tutto ha un corso naturale e rispettarlo. Anche nella meditazione dobbiamo avere pazienza e non aver fretta di raggiungere risultati troppo velocemente, perché questo potrebbe portarci all’irritazione piuttosto che all’apertura e all’accettazione.
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Mente del principiante: è una mente che è disposta a vedere ogni cosa come se la vedessimo per la prima volta. Ciò permette di sospendere le aspettative e i giudizi dettati dalle conoscenze e dalle esperienze pregresse e quindi di scoprire nuovi aspetti dell’esperienza. Dobbiamo osservare con curiosità lasciando da parte i pregiudizi.
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Fiducia: fiducia nella propria intuizione e nelle proprie sensazioni, che saranno utilizzate come una bussola. Lo sviluppo della fiducia permette di raggiungere una maggiore responsabilità nella propria vita e una maggiore libertà dai propri condizionamenti.
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Non cercare risultati: la meditazione è non fare. La via migliore per avere risultati è non cercare di ottenerli ad ogni costo; ciò è molto difficile perché gli essere umani automaticamente li cercano e confrontano il momento presente con un momento ideale.
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Accettazione: è un punto fondamentale della mindfullness in quanto ogni momento viene preso e vissuto per quello che è nella sua pienezza senza cercare appunto di modificarlo “precocemente”.
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Lasciare andare: si mette deliberatamente da parte la tendenza naturale della mente ad attaccarsi ad alcune cose e respingerne invece delle altre.
L’addestramento, che porta a sviluppare la capacità di raggiungere una visione chiara e accettante dei propri pensieri, emozioni, sensazioni e azioni insieme alle loro conseguenze momento dopo momento, avviene attraverso tecniche di meditazione. La pratica di meditazione che aiuta lo sviluppo della mindfulness è condotta attraverso due modalità:
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formale o strutturata: la meditazione è esercitata in un tempo stabilito e in un setting silenzioso. Le pratiche formali di consapevolezza più usate nei moderni interventi clinici sono il body scan o scansione del corpo, la meditazione seduta, l’Hatha Yoga e la meditazione camminata o sulla camminata.
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informale o non strutturata: esercitata in diversi momenti della quotidianità, senza la necessità di un setting particolare. Consiste nel portare consapevolezza alle esperienze interne ed esterne della quotidianità, come il mangiare o il lavarsi o il parlare.
Quando si inizia la pratica della meditazione ci si accorge quasi subito della difficoltà a mantenere per più di pochi secondi l’attenzione consapevole su un oggetto. La mente tende infatti a divagare naturalmente nel passato, nel presente e nel futuro, vivendo l’esperienza con “il pilota automatico”, ovvero senza consapevolezza. Attraverso la meditazione impariamo a essere “svegli” mentre viviamo, osservando consapevolmente queste modalità della mente senza giudicarle, ma vivendole per quelle che sono. Ogni volta che la mente va altrove, l’istruzione è di osservare dove è andata, di lasciare andare l’oggetto da cui è presa (un pensiero, un rumore, una sensazione, un impulso, etc.) e di tornare nuovamente sull’oggetto a cui si stava ponendo intenzionalmente l’attenzione (il respiro, le sensazioni del corpo, etc.).
In sintesi, le pratiche di meditazione aiutano a sviluppare una consapevolezza non giudicante, gentile e compassionevole dell’intera gamma delle nostre esperienze presenti. Attraverso la mindfulness non cerchiamo il rilassamento o di raggiungere una meta specifica ma soltanto di “essere dove siamo e di esserci pienamente”.
I benefici della Mindfulness
I programmi basati sulla mindfulness hanno come obiettivo principale quello di migliorare il benessere globale della persona, attraverso le gestione della sofferenza, del malessere e del disagio a livello fisico, emozionale o relazionale dell’individuo.
Sul piano fisico mindfulness rafforza il funzionamento generale del corpo. E’possibile utilizzarla ad esempio nei casi di dolore cronico, nelle malattie cardiovascolari, nei pazienti oncologici, nelle malattie della pelle come la psoriasi, l’alopecia e la demeritate allergica. Aiuta, attraverso la coltivazione dell’accettazione, in modo significativo a sostenere l’impatto che le malattie croniche hanno sulla vita della persona.
Sul piano psichico la pratica della mindfulness aiuta a riconoscere le emozioni e a localizzarle nel proprio corpo, migliora la capacità di regolare i propri stati emotivi. Si è rivelata essere un utile ausilio anche nella gestione di alcuni stati psicopatologici come i disturbi del comportamento alimentare, disturbi d’ansia, ricadute depressive.